domenica 27 settembre 2009

LA BOLLA DI BRUXELLES

Parlarvi Bruxelles non é facile.
Provando a raccontarvela, mi piacerebbe descriverla come una “bolla”, perché é un po' questa la sensazione che stiamo provando a Bruxelles. La bolla di vetro isola dal mondo circostante e crea un micro-mondo al suo interno. La bolla, essendo di vetro, permette di vedere cio' che succede fuori, ma frappone comunque un ostacolo (seppur vitreo) e impone una distanza fra il micro-mondo e il mondo fuori.
La mia testa é fuori da Bruxelles, per almeno 8 ore al giorno (le ore lavorative). No Peace Without Justice ha l'ufficio a Bruxelles perché Bruxelles é un posto strategico per il tanto menzionato “networking” e la per altrettanto inflazionata “liason con l'Unione Europea”. Di fatto pero', soprattutto nell'Unità Mutilazioni Genitali Femminili, lavoriamo con l'Africa, e quindi il nostro sguardo si proietta al di fuori della micro bolla, in un altro continente ed in un'altra realtà.
Il tempo libero, non lavorativo, mi fa invece immergere nel micro-mondo bruxellois. Burxelles é una città relativamente piccola, ci si muove in un perimetro piuttosto definito delimitato dal centro, il quartiere di Ixelles, Saint-Gilles e le Istituzioni.
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lunedì 21 settembre 2009

25 aprile 2009 PENSIERI RESISTENTI

25 aprile 2009
    PENSIERI RESISTENTI
Nel giorno della liberazione dall’occupazione, pensando a territori  ancora occupati.
Aquiloni  si ergono come fiori dal lungo stelo sul cielo di Baqa’a.

Baqa’a è il campo profughi più grande della Giordania ed il più antico, nato dopo la proma diaspora palestinese del 1948. Baqa’a ha una strana forma circolare e lo si vede dall’alto delle colline che lo circondano, come una macchia bianca dalla geometria perfetta.
Arrivando  a Baqa’a la prima cosa che notiamo sono gli aquiloni che volano nella lieve brezza di fine aprile. Mohanned, un amico di origine palestinese che ci “guida” al’interno del campo, ha passato gran parte della sua infanzia a Baqa’a  e conosce bene i giochi dei bimbi nei campi e le ore passate a seguire gli aquiloni quando il pomeriggio si fa caldo e assonnato.
Nel giro di poco siamo circondati da ragazzini che ci “offrono” i loro aquiloni: stanno giocando nel cortile della scuola del campo, gestita dalle Nazioni Unite. Comunichiamo a sorrisi e con il nostro limitato vocabolario di arabo.
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LA CITTA' APERTA


Gerusalemme è una città tanto fantastica quanto strana..Si respirano nell’aria secoli di storia e di tradizioni di diverse popolazioni e ceppi religiosi. Camminare per il suq e sentire il profumo delle spezie arabe mentre due ragazzi ebrei passeggiano leggendo e recitando preghiere…. I suoi cunicoli infiniti, la via dolorosa dove si racconta che Gesù portò la croce..Il muro del pianto…Un muro che visto da lontano sembra unire due tra le più importanti moschee musulmane..da quest’immagine ho iniziato a rendermi conto di quanto è complessa la situazione..

Visto da vicino il muro trasmette la sua maestosità e il suo enorme significato per il popolo ebreo. Un luogo di ritrovo dove le persone “piangono”, pregano con tutto il corpo senza sosta, rivolti verso un mattone, con i fucili appoggiati mentre i militari recitano le loro preghiere…E subito dietro questo muro vi si trova la spianata delle moschee, il paesaggio cambia completamente, centinaia di musulmani che 5 volte al giorno si recano in preghiera. Due religioni che seguono rispettivamente la legge islamica e quella ebraica, gruppi fondamentalisti che cercano l’affermarsi dei propri diritti.
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SUCCEDE A DAMASCO

A Damasco capita di trovarsi in un suq e di perdersi nelle contorte vie della città vecchia, tra commercianti di kefie, saponi e artigianato.
Succede a Damasco di entrare una moschea, contemplarne la  bellezza architettonica, tutto quel verde color Islam, e rimanere assorti a guardare l’umanità che si affolla nel cortile interno.
 Infatti, succede a Damasco che la moschea si trasformi in piazza, in luogo d’incontro, di chiacchere tra donne,
di accordi tra uomini, di giochi fra bambini. La moschea a Damasco si trasforma in ludoteca, i suoi tappeti sono un invito alle capriole, il pavimento scivoloso un  di invito al gioco del “pigliatutti”.

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VARANASI BABY

Decadente

Ti accorgi che è decandente come metti piedi giù dall’aereo. Solo ancora a 7000 metri dal suolo non puoi renderti conto di cosa ti aspetterà.

È periodo di monsoni, ma c’è il sole alto nel cielo azzurro e fa estremamente caldo. L’aereoporto è piccolo ed è superfluo aggiungere l’aggettivo disorganizzato. L’impatto con i locali è forte: ti vengono innanzi a decine e insistono affinchè sia proprio il loro taxi a portarti a destinazione e ti esortano a non fare l’errore di scegliere il taxi sbagliato che potrebbe portarti chissà dove e a quale prezzo.
Contratto, discuto, sudo…e quando penso di averla spuntata mi rendo conto della fregatura, la prima della giornata: una taxi bianco anni ’60 stile Cuba fideliana per 6 persone cariche di zaini enormi. Improponibile. Si ricontratta, ridiscute, risuda e si arriva ad un presunto compromesso ovvero nient’altro che l’offerta che sin dall’inizio lo stormo di indiani voleva rifilarci: 2 taxi e al loro prezzo.
Si parte, direzione Varanasi, meglio conosciuta con il nome di Benares, la città santa per eccellenza dell’universo indù.
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